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Appello al voto dell'Asva per un rilancio dell'Ordine dei giornalisti della Valle d'Aosta

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L'assemblea annuale dell'Ordine 2025

Il periodo che sta vivendo l’editoria a livello internazionale, la stampa e le agenzie a livello nazionale e le difficoltà locali ci spingono a invitare i colleghi al voto per il rinnovo degli organismi dell’Ordine dei giornalisti. È un invito alla partecipazione in generale e, nello specifico, a sostenere i candidati che fanno riferimento alla Fnsi, la Federazione nazionale della stampa italiana, e all’Associazione Stampa Valdostana in particolare, in un periodo in cui sono nate altre sigle che di sindacale hanno poco e che lavorano per applicare contratti di lavoro svilenti per i colleghi e disastrosi per la categoria.

L’Asva ha elaborato alcune richieste programmatiche puntuali, buona parte delle quali già proposte senza successo all’attuale direttivo dell’Ordine dei giornalisti della Valle d’Aosta e che estende a chiunque sarà eletto a rappresentare la professione giornalistica in Valle negli organismi dell’Ordine per il prossimo triennio, auspicando una discontinuità almeno su questi temi.

  1. Accesso alla professione e lotta all’abusivismo

L’Asva ha più volte rivolto appelli – che sembravano essere stati raccolti, ma che non hanno portato a iniziative concrete – per favorire l’accesso dei colleghi precari e non contrattualizzati alla professione, attraverso un percorso di accesso “vigilato”, e per sanare alcune situazioni di colleghi che svolgono la professione, ma non sono iscritti all’Ordine: a tutti gli effetti degli abusivi. Recenti sentenze favorevoli alla categoria confermano che l’esercizio abusivo della professione può essere perseguito a tutti i livelli. Non essere iscritti all’Albo dei giornalisti crea disparità di trattamento tra persone che condividono lo stesso mestiere: i colleghi non iscritti non sono perseguibili per violazioni deontologiche e disciplinari (se non con articolate segnalazioni al direttore responsabile, spesso iscritto ad altro Ordine regionale), non sono soggetti alla formazione continua e agli altri doveri degli iscritti, come l’obbligo di avere una casella pec. Il sindacato è pronto ad affiancare l’Ordine in questa battaglia, che è e resta prettamente ordinistica e professionale e che per questo non può combattere da solo.

  1. Cronaca: applicazione della riforma Cartabia e tavolo di confronto

Altra proposta infruttuosa perché respinta dal precedente direttivo è quella di lanciare in modo congiunto tra Ordine e sindacato un tavolo di confronto con procura, avvocatura e forze dell’ordine per declinare meglio l’applicazione della cosiddetta “riforma Cartabia”, che ha di fatto bloccato il lavoro dei colleghi impegnati nella cronaca nera e giudiziaria. La riforma Cartabia prevede limiti in caso di reati e impone la tutela degli indagati, ma troppo spesso è diventata uno strumento per alzare un “muro” anche verso fatti che nulla c’entrano con i reati e ha portato a una gestione iniqua e diversa di casi identici in zone diverse del Paese. Il tavolo di confronto, già sperimentato in altre regioni d’Italia, ha portato a risultati incoraggianti e a una rinnovata collaborazione tra inquirenti, forze dell’ordine e giornalisti.

  1. Sostenere la riforma della professione

Serve una riforma complessiva della legge ordinistica, che risale al 1963 e che quest’anno compie 62 anni. La norma non solo è anacronistica, ma non fotografa più una professione cambiata del tutto e che vive ogni giorno la minaccia dell’intelligenza artificiale generativa come sostitutiva dei giornalisti, con regole per l’accesso che vanno aggiornate attraverso l’accoglienza delle nuove figure professionali e l’eventuale riconoscimento della laurea come requisito per l’accesso alla professione. Per i professionisti, va ribadito il principio dell’esclusività professionale. L’Ordine regionale dovrebbe collaborare il più possibile con il Consiglio nazionale dell’Ordine in questo senso. A livello politico, la riforma in Parlamento è stata osteggiata in particolare da alcune forze politiche, che sempre più lavorano per svilire il giornalismo indipendente e attaccare i giornalisti.

  1. Dignità del lavoro e applicazione dei contratti

Il lavoro giornalistico deve essere equamente retribuito e stabile perché deve poter garantire l’indipendenza dei giornalisti. È la battaglia del sindacato da sempre e va sostenuta a tutti i livelli anche dagli eletti dell’Ordine, in stretto rapporto e in unità.

  1. Contrasto delle commistioni pubblicitarie

Troppo spesso si vedono giornalisti vendere pubblicità o impiegati nel ruolo di “strilloni”. I prodotti editoriali orientati al marketing non sono giornalismo e lo sviliscono. Per questo si chiede un impegno fermo del futuro direttivo dell’Ordine verso i colleghi che non rispettano il divieto di pubblicità.

6. Piena rappresentanza dei giornalisti valdostani nel Consiglio nazionale

L’ultima riforma normativa dell’Ordine dei giornalisti ha di fatto negato ai pubblicisti valdostani la rappresentanza nel Consiglio nazionale. La Valle d’Aosta è l’unica regione italiana a non avere garantita una piena rappresentanza nell’organismo nazionale, potendo esprimere solamente il consigliere professionista. Occorre proseguire un’attività di sensibilizzazione – sia all’interno della categoria, sia coinvolgendo le istituzioni regionali e le rappresentanze parlamentari – che non si è conclusa nel precedente mandato, affinché si ponga fine a questa ingiustificata differenza di trattamento dei giornalisti valdostani.

Qui trovate tutte le istruzioni per il voto, in prima convocazione mercoledì 12 e giovedì 13 marzo (online) e domenica 16 marzo (in presenza nella sede di via Laurent Martinet).

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